Prendersi una pausa prima di iscriversi all’università o tra un impiego ed un altro viaggiando in giro per il mondo, mantenendosi facendo lavoretti saltuari o utilizzando i propri risparmi: l’anno sabbatico è tutto qui.
Estraneo alla cultura italiana, fatta di quarantenni che “il risotto come lo fa mia mamma non lo fa nessuno”, il gap year è considerato un’esperienza talmente formativa dagli anglosassoni che inserirla nel proprio curriculum vitae è prassi normale e consigliata.
«Responsabilizzazione, gestione del cambiamento, progettualità, flessibilità, multiculturalità, conoscenza di sé: dopo un “anno sabbatico” ecco il prezioso bagaglio a disposizione, sempre più valorizzato e ricercato anche dal mercato del lavoro», così diceva Federico Colombo, attuale direttore del Development and Corporate Relations del Politecnico di Milano, nella postfazione al libro Mollo tutto e parto di Riccardo Caserini (Vallardi, 2010).
Un anno sabbatico è un’esperienza che può insegnare moltissimo.
Si comincia mettendo via i soldi per partire. Quanto stare lontano da casa, in quale parte del mondo viaggiare, con che mezzi muoversi, quale categoria di alloggi scegliere: si impara a fare un budget e a gestirselo, proprio come un imprenditore che avvia un’impresa.
Siamo arrivati. Giunti sul posto occorrerà scegliere i mezzi di trasporto più adatti, calcolare tempi di percorrenza e i costi, programmare un tragitto di base ed essere disposti a cambiare i propri piani in caso di inconvenienti o perché un tizio ti ha suggerito una meta da non perdere alla quale non avevi pensato. Tutto ciò insegna ad essere flessibili, ad aprirsi alle novità e a uscire dagli schemi.
Viaggiare in autonomia, mischiarsi alla popolazione locale, provare sapori nuovi, scoprire tradizioni diverse, osservare stili di vita diversi, conoscere persone nuove, parlare con altri viaggiatori e ascoltare le loro storie: tutto questo, oltre ad arricchire il proprio bagaglio di conoscenze, insegna ad affrontare i problemi in modi diversi, ad aprirsi a nuovi modi di pensare, a non arrendersi di fronte alle difficoltà e a gestire i problemi. Mangiare, osservare e scoprire, ascoltare, parlare e conoscere: in una parola, crescere.
Siete ancora convinti che un anno sabbatico sia roba da fannulloni?