Il capovillaggio di Ban Hin Ngon è stato molto chiaro: non vuole creare generazioni di bambini mendicanti e ha dato istruzioni precise alle guide che portano i turisti in visita al suo villaggio.
Non sono pochi i turisti che, con la scusa della vacanza, ne approfittano per liberarsi del superfluo. Vestiti usati, quaderni, penne, biglie: tutto è buono da donare a chi non ha nulla. Più difficile è capire come mai qualcuno ostacoli tanta spontanea generosità.
A Ban Hin Ngon i più piccoli espongono la mercanzia su sgangherati tavolini di legno e cercano di piazzarla ai turisti che sfilano loro davanti cantilenando la frasetta: «Buy from me…» (compra da me). Così facendo i bambini imparano il valore della famiglia, del sacrificio e del lavoro.

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Il generoso turista ha involontariamente insegnato ai bambini che lavorare non serve, che l’impegno è roba da stupidi e che il loro amichetto non è un compagno di giochi, ma una persona della quale approfittarsene. È così che si creano i mendicanti.
Non solo. In ogni villaggio c’è almeno un negozio che vende quello che i bambini hanno appena ricevuto gratis; così facendo il turista ha mandato sul lastrico anche la famiglia che lo gestisce, figli inclusi.
Il tempo passa. Presto arriverà il giorno in cui quei bambini saranno cresciuti e, avvicinandosi al solito bus, si sentiranno dire: «Eh no, tu sei grande, questo lo diamo al tuo fratellino». Quei bambini, ormai adolescenti, a fine giornata avranno racimolato poco o nulla, ma avranno capito che il fratellino è una potenziale forma di guadagno e lo manderanno a mendicare al posto loro. E se di fratellini non ne hanno? Darsi ai furti, all’alcool o all’inedia a volte è l’unica soluzione se non si è abituati a lavorare fin da piccoli. Per le ragazze, la prostituzione nella città più vicina.
Non sempre fare del bene, fa bene.