Le cose sembrano mettersi al meglio.
Il giorno successivo ricevo la chiamata di un tour operator che mi conferma un tour per la fine di dicembre. Passa qualche ora e un’altra agenzia mi chiede disponibilità per la metà di novembre.
Il colloquio di lavoro in Laos non sempre è formale e pettinato. Davanti a una tazza di caffè, accomodato al tavolino di un bar a pochi metri dal reliquiario del That Luang, le condizioni contrattuali e lo stipendio offerto sono migliori di quanto mi era stato descritto al telefono. Firmo. In una manciata di ore ho trovato un lavoro nuovo e ho due tour in programma.
Cautamente mi piace pensare che la situazione si stia sbloccando. Incrocio le dita. Squilla il telefono. E’ padrone della casa nella quale avrei dovuto trasferirmi ad agosto. Si è improvvisamente liberato un altro appartamento. Corro a vederlo. E’ un’unità che avevo già visto, quella che mi aveva colpito di più. E’ libero, posso firmare anche subito.
Trilla il telefono. Bonifico accreditato, moto venduta.
Si è svolto tutto nell’arco di cinque giorni. Cinque giorni e due riti che hanno cambiato positivamente un percorso negativo che sembrava non finire.
A me piace pensare che non sia un caso, voi pensatela come più vi fa stare meglio.

L’unico libro in lingua italiana che vi farà scoprire uno dei Paesi meno conosciuti dell’Asia.
Una risposta a "La mia prima volta dallo sciamano [terza parte]"